Bolle d’acqua commestibili sostituiranno le bottiglie in plastica

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È britannica l’idea di bolle d’acqua commestibili, che andranno a sostituire le classiche bottiglie in PET.

Avete presenti i palloncini dalla forma arrotondata e dalla consistenza morbidissima che da piccoli utilizzavamo per i ‘gavettoni’? Beh, le Ooho balls li ricordano molto, però stavolta non si tratta nè di gavettoni, nè di plastica. Parliamo infatti di bolle d’acqua rivestite di un materiale sintetico ottenuto da una soluzione di cloruro di calcio e alghe, dalla consistenza gelatinosa, completamente commestibile e biodegradabile. Questo materiale, utilizzabile anche per impacchettare bibite gassate, alcolici e cosmetici, potrà infatti sostituire la classica bottiglia in PET, rispetto a cui ha un costo molto più ridotto, oltre a non essere inquinante. Parliamo infatti di circa 8 milioni di tonnellate di plastica, riversate ogni anno nei nostri mari.

L’idea è stata di una start-up britannica, la Skipping Rocks Lab, fondata da tre ingegneri spagnoli, che hanno iniziato a lavorare al progetto già nel 2014. Portato avanti il progetto grazie alla collaborazione del Climate-KIC, un acceleratore di imprese dell’Imperial College di Londra, la ‘Skipping Rocks’ ora sta raccogliendo fondi per poter lanciare sul mercato la geniale invenzione: l’obiettivo è raggiungere i 500.000 euro. Si prevede infatti che per il 2018 tutti potremmo ordinare ‘una bolla d’acqua’, al posto di una ‘bottiglia d’acqua’. Come funziona? Basta ‘sbucciare’ l’involucro esterno (del tutto insapore), metterla in bocca e morderla, provocandone la rottura e quindi la fuoriuscita del liquido in essa contenuto.

Ma quella delle bolle d’acqua commestibili è solo l’ultima frontiera di un campo di ricerca attivo ormai da anni: allo scorso anno per esempio risale l’invenzione di una bottiglia biodegradabile ottenuta dall’unione di acqua e polvere di alga rossa. L’idea era stata di uno studente 32enne dell’Accademia d’Arte di ReykjavIk, Ari Jònsson. Ancora prima era stata una sedicenne turca, Elif Bilgin, ad inventare una bioplastica ricavata dalla buccia di banana.

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