Paolo Pecora

Il processo di elettrolisi dell’acqua, in base al quale il passaggio di corrente elettrica causa la scomposizione dell’acqua in ossigeno ed idrogeno gassosi, nasce già nell’Ottocento: il meccanismo, come è noto, prevede la “rottura” della molecola d’acqua nei suoi elementi costituenti (idrogeno e ossigeno).

Utilizzando il suddetto processo l’ inventore reggino Paolo Pecora, che già da anni era riuscito a produrre idrogeno senza utilizzare acido solforico, senza tuttavia trovare soluzione alle  controindicazioni che ne rendevano difficile e pericoloso l’impiego, è adesso riuscito a realizzare un apparecchio, subito battezzato  “Aquafire”, con il quale è invece possibile immagazzinare in sicurezza l’idrogeno generato nel processo.

La novità risiederebbe proprio nella soluzione trovata per la conservazione del gas prodotto: uno stoccaggio realizzato grazie a particolari membrane a microfibre che traslano il solo idrogeno in un contenitore pressurizzato, per un utilizzo successivo alla fase di produzione:

Tenendo sempre presente che in qualunque modo venga prodotta, la reazione elettrolitica necessita comunque di un’altra fonte di energia, quella elettrica,   Paolo Pecora spiega che se il sistema trae energia da fonti rinnovabili, come ad esempio pannelli fotovoltaici, la produzione del combustibile risulta pressoché gratuita e innocua per l’ambiente e la soluzione potrebbe risultare vantaggiosa in tante situazioni in cui dovesse risultare  problematico l’approvvigionamento di un combustibile.

 
 


Per approfondire
http://www.strettoweb.com/2017/04/combustibile-ricavato-dallacqua-linventore-reggino-paolo-pecora-crea-aquafire-il-dispositivo-che-genera-idrogeno-e-lo-immagazzina-in-sicurezza/539337/#RYGtvLHvZvtXQd6v.99

BOLLE DI ACQUA COMMESTIBILI 860x450 c

È britannica l’idea di bolle d’acqua commestibili, che andranno a sostituire le classiche bottiglie in PET.

Avete presenti i palloncini dalla forma arrotondata e dalla consistenza morbidissima che da piccoli utilizzavamo per i ‘gavettoni’? Beh, le Ooho balls li ricordano molto, però stavolta non si tratta nè di gavettoni, nè di plastica. Parliamo infatti di bolle d’acqua rivestite di un materiale sintetico ottenuto da una soluzione di cloruro di calcio e alghe, dalla consistenza gelatinosa, completamente commestibile e biodegradabile. Questo materiale, utilizzabile anche per impacchettare bibite gassate, alcolici e cosmetici, potrà infatti sostituire la classica bottiglia in PET, rispetto a cui ha un costo molto più ridotto, oltre a non essere inquinante. Parliamo infatti di circa 8 milioni di tonnellate di plastica, riversate ogni anno nei nostri mari.

L’idea è stata di una start-up britannica, la Skipping Rocks Lab, fondata da tre ingegneri spagnoli, che hanno iniziato a lavorare al progetto già nel 2014. Portato avanti il progetto grazie alla collaborazione del Climate-KIC, un acceleratore di imprese dell’Imperial College di Londra, la ‘Skipping Rocks’ ora sta raccogliendo fondi per poter lanciare sul mercato la geniale invenzione: l’obiettivo è raggiungere i 500.000 euro. Si prevede infatti che per il 2018 tutti potremmo ordinare ‘una bolla d’acqua’, al posto di una ‘bottiglia d’acqua’. Come funziona? Basta ‘sbucciare’ l’involucro esterno (del tutto insapore), metterla in bocca e morderla, provocandone la rottura e quindi la fuoriuscita del liquido in essa contenuto.

Ma quella delle bolle d’acqua commestibili è solo l’ultima frontiera di un campo di ricerca attivo ormai da anni: allo scorso anno per esempio risale l’invenzione di una bottiglia biodegradabile ottenuta dall’unione di acqua e polvere di alga rossa. L’idea era stata di uno studente 32enne dell’Accademia d’Arte di ReykjavIk, Ari Jònsson. Ancora prima era stata una sedicenne turca, Elif Bilgin, ad inventare una bioplastica ricavata dalla buccia di banana.

acqua depuratore

Stanca dell'acqua piena di calcare? Qui trovi tutto quello che c'è da sapere sugli addolcitori o impianti per la filtrazione dell'acqua

Il calcare è un problema per la nostra salute e per gli elettrodomestici delle nostre case. Se stai pensando di acquistare un impianto per la filtrazione o un addolcitore dell'acqua perché non ne puoi più di macchie di calcare e di fare il ciclo di pulizia agli elettrodomestici prima leggi queste quattro cose da sapere!

Come funzionano l'addolcitore e il filtratore d'acqua

Semplificando al massimo potremmo dire che gli addolcitori a sale funzionano in questo modo: l'acqua viene fatta passare attraverso un contenitore pieno di resine che le molecole di calcio e magnesio rendono priva di calcare. Per rigenerare le resine però è necessaria una soluzione salina: per questo di tanto in tanto occorre aggiungere un sacchetto di sale nel serbatoio.
L'impianto a filtrazione invece non va a modificare la composizione dell'acqua ma va semplicemente ad agire su elementi indesiderabili dovuti a infiltrazioni, quali arsenico, ferro, manganese, sabbia, sassi o parti di calcare che possono essere rimossi con un processo di filtrazione.

Installazione e manutenzione

Se si è intenzionati ad installare un addolcitore è bene innanzitutto informarsi sulla durezza dell'acqua del proprio Comune per vedere se è il caso di addolcirla. In seguito bisogna avvisare l'idraulico di fiducia o di condominio in modo che possa darti il suo parere e capire quale è la soluzione più giusta per te. Si tratta sempre di una modifica all'impianto idrico quindi è bene procedere con un sopralluogo affidandosi ad una azienda seria che per prima cosa analizzerà un campione della tua acqua. Esistono diverse ditte che producono, installano e fanno manutenzione di impianti filtranti e addolcenti ma cerca di tenere presente che un prezzo troppo basso potrebbe voler dire materiali scadenti. Inoltre considera che l'acqua addolcita viene a contatto con i tuoi elettrodomestici e la tua pelle quindi è necessaria un'attenzione particolare! Cerca inoltre, se possibile, dopo aver osservato i vari preventivi, di scegliere la ditta installatrice più vicina a te in modo che la manutenzione ordinaria e l'acquisto del sale, delle resine e dei ricambi in generale possa essere il più semplice possibile.

Addolcitore e filtratore: vantaggi e svantaggi

In molte zone d'Italia l'addolcitore sarebbe proprio necessario perché un'acqua della durezza corretta ha molteplici vantaggi. La pelle e i capelli non avranno bisogno di lavaggi frequenti o grandi quantità di shampoo perché il calcare non li seccherà. Si eviterà anche l'utilizzo di grandi quantità di prodotti specifici per pulire le superfici di bagni e cucina e i rubinetti dalle macchie bianche di calcare. Ridurremo le spese per la manutenzione idraulica della casa con tubature meno soggette a incrostazioni e avremo elettrodomestici più efficienti ed economici (con una bolletta energetica decisamente più bassa). Avremo anche bisogno di meno detersivo!

Gli addolcitori però non sono solo in grado di rimuovere gli ioni di calcio e di magnesio, ma anche quelli di ferro e manganese che riducono notevolmente la durezza dell'acqua mediante un processo di alterazione chimica: gli ioni di calcio - capaci di aggregarsi con quelli di magnesio - vengono sostituiti da ioni di sodio (che con il magnesio non si possono unire). In questo modo il calcare e le relative incrostazioni non si possono formare. L'acqua che esce da un addolcitore è perciò priva di calcio e magnesio, povera di ferro e più ricca sodio, perciò non conviene berla in grandi quantità perché può causare problemi renali e ritenzione idrica.

Cosa dice la normativa

Il DM 26 giugno 2015 ha introdotto importanti novità in merito al trattamento acqua imponendo:
- per tutti gli impianti termici, indipendentemente dalla loro potenza, un condizionamento chimico dell'acqua dell'impianto;
- un addolcitore per impianti di potenza termica del focolare superiore a 100kW quando la durezza dell'acqua supera i 15°F.
Il decreto fa riferimento per ben due volte alla norma UNi8065 ed è addirittura più severo della norma stessa che prevedrebbe l'obbligo di addolcire l'acqua di riscaldamento solo in presenza di impianti di potenza non minore di 350kW, oppure per impianti di potenza inferiore a 350kW, ma con durezza dell'acqua superiore a 35°F.
Per quanto riguarda invece il trattamento dell'acqua calda sanitaria, dal momento che il decreto tratta unicamente l'acqua dell'impianto di riscaldamento, l'unico riferimento normativo è la suddetta norma UNi8065 che prevede per l'acqua calda sanitaria, indipendentemente dalla potenza termica dell'impianto, un addolcitore se la durezza è maggiore o uguale a 25°F, o la possibilità di scegliere tra un condizionamento chimico o un addolcitore se la durezza è inferiore a 25°F.

 

drink saltwater
La scoperta da parte dell’ Università di Manchester che potrà permettere un più facile accesso all'acqua potabile per i Paesi in via di sviluppo.
Quante volte i bambini ci hanno chiesto se si può bere l’acqua del mare! E la risposta è sempre la stessa: no, perché l’acqua è salata. Ma ben presto potremmo dire di si a questa domanda, perché è stata scoperta un’importante innovazione grazie al grafene.
Questo materiale meraviglioso ci sorprende ancora. Scoperto poco più di dieci anni fa (2004) è un materiale sottilissimo, ma meccanicamente più robusto e resistente dell’acciaio e allo stesso tempo malleabile come la plastica.

Utilizzato ormai in vari prodotti sul mercato (meccanica, elettronica, medicina o per la realizzazione di strumenti sportivi…) potrà in futuro essere usato anche per filtrare l’acqua di mare, rendendola potabile.

A realizzare la scoperta è stato un team di scienziati dell’università di Manchester e del National Graphene Institute, che ha pubblicato la ricerca sulla rivista Nature Nanotechnology.
In particolare negli ultimi anni si stanno studiando le proprietà e le potenzialità dell’ossido di grafene, ottenuto incorporando in uno strato di grafene molecole di ossigeno.

Negli studi realizzati al National Graphene Institute sono già state sfruttate queste molecole di ossigeno per filtrare nanoparticelle, molecole organiche e alcuni sali.

In pratica in passato era stato scoperto dai ricercatori che le membrane di ossido di grafene, se immerse nell’acqua, si gonfiano leggermente, dilatando i loro pori. A causa di ciò, era possibile bloccare solo ioni e molecole di dimensioni relativamente grandi, mentre sali più piccoli sfuggivano.
Con l’ultima ricerca il team degli scienziati ha ora ulteriormente perfezionato le membrane, ideando una metodologia per evitarne il rigonfiamento quando sono esposte all’acqua grazie all’utilizzo di una speciale resina su entrambi i lati delle membrane.
In questo modo quindi si può filtrare completamente il sale presente nell’acqua. Secondo Rahul Nair, co-autore dello studio, “la realizzazione di membrane con dimensioni uniformi dei pori, al di sotto della scala atomica, è un passo importante e apre nuove possibilità per migliorare l’efficienza delle tecnologie di desalinizzazione”.
L’obiettivo è ora quello di sviluppare questi sistemi in modo da renderli economicamente accessibili per quei Paesi in via di sviluppo che hanno carenza di acqua pulita e non possono permettersi di costruire grandi impianti di desalinizzazione.

Pasqua sito

 

Lo staff di AQASTYLE augura a tutti una Pasqua serena,

piena di gioia e di felicità!

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